AROTRON E CORONAVIRUS: TEMPO DI MAGGESE?

Ci abbiamo creduto fino all’ultimo.
Abbiamo sperato di potervi ospitare in Accademia, lo scorso 7 marzo a Pianella, per mostrarvi il nostro lavoro, con docenti e allievi impegnati nella Lezione Aperta.

In serata, ci saremmo trasferiti al Centro Polifunzionale di Castellana, per il Baratto del mese di marzo.

Avevamo in mente una serata speciale, per celebrare il talento dei docenti della nostra scuola, dei nostri allievi, dei nostri attori.
Purtroppo, abbiamo dovuto rinunciare.
Abbiamo dovuto sospendere lezioni ed eventi, perché quello che ci piace fare – creare vicinanza tra le persone – è diventato un rischio.
Siamo abituati, in scena, ad avere ben pochi confini tra i corpi; sederci a distanza intima da uno sconosciuto non è un problema, quando siamo spettatori.
Le “goccioline” da cui, oggi,  tutti si guardano sono la nostra normalità.
Una normalità che dobbiamo, nostro malgrado, cambiare.
Questo tempo di emergenza è stato per noi tempo di resilienza.
Abbiamo cercato di tenere il contatto con gli allievi della nostra Accademia e gli attori della Compagnia dell’Aratro attraverso la formazione a distanza, sperimentando connessioni alternative, cercando – per quanto possibile – di utilizzare la complicazione come ulteriore allenamento; abbiamo comunicato con il pubblico dei nostri eventi attraverso poche e scelte parole, per ricordare a noi stessi ciò che è essenziale.
Anche la preparazione del nostro spettacolo di fine anno accademico sta trovando nuove strade e noi continueremo a provare pur restando a casa, perché questa emergenza finirà e noi torneremo a fare il nostro mestiere, questo è certo.
Quali forme di aggregazione, quale socialità ricostruiremo, dopo?
E’ il momento di stare un po’ in silenzio, dopo il grande lavoro di riorganizzazione dei giorni scorsi.
Ascolteremo profondamente il presente, saluteremo i nostri morti, continueremo il nostro allenamento anche in solitudine.
I nostri corpi rimarranno vivi, le nostre orecchie tese ai sussurri del futuro.
Il fiore che spunta, inatteso, al margine del campo può sperare di sbocciare, quando l’aratro è “in mezzo alla maggese”.